Intervento del Dott. Luigi Trigona Segretario Generale di Ente Fiera Promoberg
BAF & IFA: IL FATTORE “E” COME EMOZIONE E IL “TURISMO DELL’ANIMA”.
“Là, seduto su un gradino di un inginocchiatoio, la testa abbandonata sul pulpito, per poter guardare il soffitto, le Sibille del Volterrano mi hanno dato forse il piacere più vivo che mai mi abbia fatto la pittura. Ero già in una sorta di estasi, per l’idea di essere a Firenze, e la vicinanza dei grandi uomini di cui avevo visto le tombe. Ero arrivato a quel punto di emozione dove si incontrano le sensazioni celestiali date dalle belle arti e i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, avevo una pulsazione di cuore, quelli che a Berlino chiamano nervi: la vita in me era esaurita, camminavo col timore di cadere”.
Stendhal
È proprio così, ci sono opere d’arte che hanno il potere di scatenare in noi delle emozioni; hanno la capacità di farci riflettere e farci cambiare. Sia se si parli di un quadro, di una statua, di una canzone, di una frase di un romanzo, di un film, ci capita di emozionarci.
L’amore per l’arte può essere una dote innata, può essere coltivata sin da piccoli grazie ad insegnanti lungimiranti o a genitori appassionati oppure può giungere in età adulta grazie ad un incontro fortuito con questo mondo.
Le ragioni che spingono ad appassionarsi all’arte sono tante come molteplici sono i motivi per cui tante persone ne rimangono estraniate. Chi ha questa passione sin da piccolo e ha il modo di coltivarla si può ritenere una persona molto fortunata; anche se il privilegio più grande non è essere spettatori ma creare l’arte, talento che solo pochi purtroppo possiedono.
L’aspetto psicologico ha un grande peso nell’ambito artistico in quanto un’opera d’arte è spesso elaborata in un periodo particolare della vita dell’artista e ciò lo rende ancora più capace di trasmettere emozioni.
Di particolare interesse sono le reazioni emotive delle persone che si trovano ad ammirare opere d’arte. Infatti, in psicologia esiste una particolare reazione correlata al mondo dell’arte, denominata Sindrome di Stendhal.
La Sindrome di Stendhal o Sindrome di Firenze è così denominata perché quando nel 1817 lo scrittore francese Stendhal si recò nel capoluogo toscano per visitarne le opere d’arte, visse un’esperienza di estasi incredibile e mai provata prima di fronte a tanta bellezza e manifestazione dell’arte.
Infatti, nel suo libro “Roma, Napoli e Firenze. Viaggio in Italia da Milano a Reggio” che scrive durante il suo viaggio in Italia è degna di nota la frase sopracitata, scritta dopo la visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze.
In pratica, si tratta di un disturbo psicosomatico transitorio che si manifesta con forme di attacchi di panico, tachicardia, giramenti di testa, vertigini, confusione e allucinazioni in seguito all’esposizione ad opere d’arte particolarmente belle, significative e concentrate in uno spazio limitato. È una sindrome che capita spesso a Firenze data l’alta percentuale di opere presenti nella città. Spesso la crisi si manifesta quando la persona sta visitando un museo e rimane in una forma di estasi contemplativa delle opere in esposizione trascendendo l’immagine che ha di fronte fino a immedesimarsi nell’opera stessa. È frequente in persone sensibili, emotive, facilmente suggestionabili e che hanno molta immaginazione.
È interessante riflettere sul funzionamento della mente nel viaggio e nel confronto fra sé e l’opera d’arte. In particolare le opere che possono generare la Sindrome di Stendhal sono diverse a seconda di chi le ammira, anche se si è notato come sia più probabile che il disturbo si verifichi di fronte ad opere cariche di significati simbolici, ambivalenti, sensuali e perturbanti che possono andare a toccare aspetti dell’inconscio inesplorati o rimossi. Infatti le caratteristiche peculiari del linguaggio dell’arte possono far emergere elementi della storia del soggetto, riportando alla luce esperienze emozionali rimosse dall’inconscio o anche aspetti di se stessi non chiariti.
In pratica vi sono tre variabili che si intersecano: il viaggio, seppur perturbante, la bellezza dell’arte e la storia personale. La Sindrome di Stendhal si verifica quando la congiunzione di questi tre elementi diventa destabilizzante fino rompere l’equilibrio della persona.
In riferimento a questo disturbo, si parla anche di “turismo dell’anima”, termine affascinante che, estrapolato dal contesto specifico, forse si dovrebbe usare più frequentemente nell’arco della vita, in quanto in senso lato denota la voglia di viaggiare, ma al contempo racchiude un atteggiamento volto alla scoperta di sé.
Sicuramente è una cosa molto soggettiva, non tutti siamo così sensibili di fronte ad opere d’arte e riusciamo ad avere reazione. L’arte e l’artista vanno di pari passo. L’arte richiede esperienza nell’applicazione di una tecnica; l’uomo ne è l’artefice (il protagonista) e quindi l’artista. È considerato artista colui che tramuta in espressione, in pensiero proprio e quindi in arte un’opera.
Noi tutti, di fronte ad opere d’arte di qualsiasi genere, possiamo stupirci o meno, possiamo trovare bellezza oppure no; siamo “spettatori” e da tali abbiamo il diritto di giudicare; non sempre saremo d’accordo con questa o quella espressione, solo perché non abbiamo
vissuto l’esperienza di chi l’ha interpretata, ma mai dobbiamo fare apprezzamenti in merito, perché andremmo ad ignorare quello che l’artista attraverso l’arte voleva trasmettere (molte delle volte “sé stesso”).
La visione di un’opera può aprire svariate porte alla fantasia, è solo con l’emozione che abbiamo il piacere di volare con l’immaginazione: bisogna solo applicarsi per capirne l’emozione. È molto importante venire a contatto e capire la bellezza dell’arte; ognuno di noi può interpretarla come meglio crede. l’arte è semplicemente quel qualcosa che ci trasmette, e ci scatena un brivido dentro, che ci fa sentire le emozioni sulla pelle, che ci mette in contatto con il profondo…
L’arte è l’aratro dei sogni, è un vero e proprio linguaggio in azione.
La bellezza fa bene. Anche al fisico.
Perché prima di ieri nessuno ha mai pensato di ricorrere a un’indagine scientifica per verificare il seguente teorema: è vero che la bellezza, l’arte, la cultura aumentano la nostra percezione di benessere e quindi migliorano anche la salute? E soprattutto, quanto è vero? Così, grazie al progetto Magnificat realizzato dalla cooperativa di impresa sociale Kalatà di Mondovì e al contributo della Compagnia di San Paolo e del gruppo Michelis, il professor Enzo Grossi, autorità nella ricerca sulla relazione tra cultura e salute, ha potuto sottoporre cento cavie a un test che non ha precedenti. Ossia che la cultura aiuta lo spirito ma pure il fisico. All’estero la “neuroestetica” si è già occupata di misurare le variazioni di una zona del cervello “sensibile ” alla bellezza, ma si tratta di test eseguiti in laboratorio.
Qui è un’altra storia: la cupola di Vicoforte è stata scelta per il forte impatto emotivo che genera la visita, per la bellezza e la vivacità degli affreschi, per l’effetto che si prova affacciandosi da 63 metri d’altezza all’interno della basilica.
Che cosa ne è derivato? Che l’arte e la partecipazione culturale possono essere di beneficio perfino contro ansia e depressione.
Ifa e Baf, che ospitiamo in apertura del nostro anno fieristico, rappresentano la felice sintesi di una lunga e consolidata esperienza professionale nel settore maturata da Promoberg e da Sergio Radici, che si innestano in un quadro dove si esprime il desiderio di rinnovare continuamente una proposta, sia essa commerciale o turistica, per ampliare i confini dell’interesse verso l’Arte, in tutte le sue possibili espressioni, rimanendo comunque sempre fedeli a una tradizione dimostratasi negli anni capace di intercettare sia il mondo del collezionismo colto e sofisticato sia il consenso di un largo pubblico di appassionati.
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